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comunicato stampa
Carlo Patrignani a San Benedetto per presentare 'Lombardi e il fenicottero'

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dagli Organizzatori


Sabato 18 prossimo alle ore 17.00 Carlo Patrignani, giornalista AGI, presenterà il suo libro Lombardi il fenicottero presso l'Auditorium 'G. Tebaldini' in via A. De Gasperi a San Benedetto del Tronto. Il libro è un tributo, un riconoscimento ad un politico italiano, quest'anno ricorre il 26esimo della morte, Riccardo Lombardi, che ha contrassegnato la storia della Repubblica.

Primo Prefetto di Milano liberata dal nazi-fascismo, fu uno dei maggiori esponenti del socialismo italiano, la cui onestà è testimoniata dalla risposta che diede a Giampiero Mughini in un'intervista del 1979 a Mondoperaio: Ha mai pensato di avere più soldi? "Non avrei saputo che farne. Non ho neanche una casa. A me basta poter comperare dei libri".

Teorico di una società "piu' ricca, perchè diversamente ricca", l'acomunista, laico, di origini azioniste, pensò che fosse possibile cambiare radicalmente il Paese e la struttura capitalistica attraverso le riforme di strutture, il riformismo rivoluzionario.

Inoltre nel libro per la prima volta si parla di una donna rimasta per anni nell'oscurità, Ena Viatto il fenicottero della Resistenza, che diffondeva materiale di stampa clandestino, che gli fu accanto per 52 anni.



‘Lombardi il fenicottero’ - edizioni ‘L’asino d’oro’.
Il libro non vuole essere il classico, tradizionale ricordo postumo ma la riproposizione di uno dei politici italiani più ammirati e meno seguiti per la sua aticipità, originalità, eresia, tipicamente non italiana. La sua attenzione, vicinanza e comprensione senza appiattimenti e condanne, di quanto in quegli anni (’68) ribolliva nel mondo giovanile, studentesco ed operaio ma anche nel mondo femminile, ne hanno fatto uno dei punti di riferimento affidabili ed insostituibili, un argine solido alla violenza, anche verbale: la sua prassi politica, la non-violenza, non è stata affatto rinuncia alla contestazione dell’esistente, dello status quo, tutt’altro. Lombardi per tanti, tantissimi giovani di ogni epoca, è stato il faro per orientarsi: non ha vinto, quanto a consensi e voti, ma non è stato sconfitto dalla storia: la sua forte laicita’, volle farsi cremare senza riti religiosi, che lo porto’ a condividere e sostenere le grandi battaglie sui diritti civili (divorzio e aborto), e’ ancora attuale; il suo riformismo rivoluzionario non è finito sotto le macerie del Muro di Berlino come il comunismo.

Il suo rammarico, la sua amarezza mai taciute ma sempre ribadite sono state la mancata ‘rivoluzione democratica e liberale’ nel passaggio dal ventennio fascista alla Repubblica, quando alla Costituente fu tolto il compito di legiferare, cioè intervenire per riformare, quando all’epurazione si preferì l’amnistia, quando ancora si inserirono i Patti Lateranensi nella Costituzione. Forse qui sta l’utilità anzi la necessità del libro che ricostruisce i 60 anni di quell’altra storia – l’Italia che aveva sognato Lombardi – di cui al di la’ delle tante “foto ritoccate” si è persa l’immagine originale, il ricordo di come le cose sono andate veramente: mirabile al riguardo l’aneddoto riportato dalle memorie di Ena Viatto, il Fenicottero del titolo, sulle mazzette del Pcus finite per mano del figlio Aldino nel camino di casa Togliatti e “raccontato” poi in chiave agiografica da Giorgio Bocca, primo tra gli storici “ufficiali” della Resistenza.

L’autore ha il grande merito in questo volume di mostrarci gli effetti attuali di una storia che vide l’eretico Lombardi messo in minoranza nel suo partito, detestato come “spina nel fianco” dai vertici del Pci, inviso alla destra clericale, “tradito” dai discepoli, ma vincente se si giudicano le sue idee e la sua vicenda politica alla luce della storia.
C’è solo da augurarsi che prima o poi il nostro Paese non abbia più bisogno di questi ri-conoscimenti e che politici come Riccardo Lombardi possano invece essere conosciuti nel qui ed ora, invece di ricevere l’omaggio postumo e amaro di chi nel frattempo continua magari a procedere nella direzione opposta a quella indicata dalla vicenda profetica del socialista di Regalbuto. Ovvero che l’Italia sperimenti finalmente quella “riforma rivoluzionaria”, geniale ossimoro lombardiano a indicare il movimento costante di una politica di progresso all’insegna della non violenza, e un giorno possa essere governata da altri che non siano pentiti e/o revisionisti.

C’è dunque nel libro materia per una analisi psicologica collettiva della società italiana, e non è un caso che l’autore racconti nel dettaglio la ‘genesi’ del libro in un dialogo a distanza con lo psichiatra Massimo Fagioli e la sua rilettura di Lombardi stesso.